Il Museo del Futuro di Dubai si preannuncia come l’edificio più complesso del mondo
Dubai è giustamente famosa per i suoi moderni grattacieli di vetro e acciaio, come l’impareggiabile Burj Khalifa. Eppure, per quanto slanciato e alto possa essere, un grattacielo rimane una forma costruttiva tradizionale, con le sue ripetizioni familiari e la sua verticalità. Il nuovo Museo del Futuro di Dubai, però, adotta un approccio innovativo all’architettura e al significato stesso di museo.
Mentre esistono certamente edifici più alti ed estesi, questa incredibile prodezza di design, ingegneria e costruzione si qualifica già come uno dei progetti più complicati mai costruiti. “Non era mai stato realizzato prima d’ora un edificio di questa complessità, non con una facciata e una sovrastruttura di tali fattezze”, dice Derek Bourke, responsabile BIM per l’impresa di costruzioni BAM International.
Progettato da Killa Design, il museo, che aprirà i battenti nel 2019, avrà una forma toroidale, un ovale d’argento scintillante con un centro aperto. L’edificio sembra quasi un occhio che veglia sulla città in espansione, la più grande degli Emirati Arabi Uniti (EAU).
Arte e metafora sono stati concetti guida nella progettazione del museo. Scaturito da un’idea di Sua Altezza lo Sceicco Mohammed bin Rashid Al Maktoum, vice presidente e primo ministro degli EAU e governatore di Dubai, il museo è destinato ad essere un incubatore di innovazione e invenzione. Il suo motto è “See the future, create the future”: vedi il futuro, crea il futuro. Non si tratta del tipico museo inteso come deposito di opere d’arte, bensì di un luogo attivo da riempire con strutture innovative e studi di design, un deposito di idee non ancora concepite. Era importante che il progetto fosse emblematico della missione: una combinazione stupefacente di arte, ingegneria e costruzione.
“La forma ha iniziato a generarsi dalla progettazione di un edificio che, prima di tutto, avesse sembianze futuristiche; tuttavia, ho capito che il cliente ha apprezzato il senso del feng shui”, afferma il direttore Shaun Killa, che ha concepito la sagoma rivoluzionaria dell‘edificio. Nel feng shui, una forma rotonda rappresenta sia i campi fertili della terra che l’illimitata immaginazione del cielo soprastante, quindi il passato, il presente e il futuro. Mentre l’edificio si evolverà con mostre sul futuro di istruzione, assistenza sanitaria, città intelligenti, trasporti, servizi pubblici e altro ancora per i prossimi cinque o forse dieci anni, il vuoto al centro dell’edificio rappresenta l’ignoto, secondo Killa. “Le persone che cercano ciò che non conosciamo sono gli inventori e gli scopritori del futuro”.
Arte e poesia si manifestano nel progetto grazie alla calligrafia araba iscritta all’esterno e che contiene citazioni del primo ministro sul futuro. Ma queste “iscrizioni” sono in realtà finestre altamente ingegnerizzate, una fusione dinamica tra arte e funzione.
Ma le metafore progettuali possono interpretare un progetto solo fino a un certo punto. Per garantire la costruibilità e conseguire la certificazione LEED Platinum, Killa ha lavorato a stretto contatto con BuroHappold per i servizi ingegneristici e con BAM International per la costruzione, impiegando la sequenza costruttiva in 4D nel BIM e la cattura della realtà per la visualizzazione.
“Grazie ai modelli di progetto ottenuti da BuroHappold, siamo stati in grado di verificare pesi e vincoli, utilizzando i modelli per produrre dati e sequenza costruttiva in 4D, confluiti anche nella gara d’appalto, per dimostrare l’edificabilità”, dice Bourke, che ha concluso un terzo del cronoprogramma del progetto della durata di 28 mesi. “Abbiamo proseguito in questo modo con la costruzione, utilizzando i modelli, aggiornandoli quotidianamente, compilandoli con i dati che finivamo per consegnare come modello di output”.
Una volta giunti allo sviluppo del concept, l’intero processo — fino ai disegni di costruzione e oltre — è stato disegnato e documentato con Autodesk Revit. Progettando i modelli 3D, il team ha potuto risolvere molti potenziali conflitti nella struttura, nella facciata e nei sistemi degli impianti meccanici, elettrici e idraulici.
“Avevamo deciso che avremmo gestito l’intero processo completamente con Revit”, afferma Killa. “Non c’era spazio per i disegni 2D che esulano da quell‘ambito. Il modello stava diventando decisamente grande, quindi abbiamo riunito tutto il team all’interno del nostro ufficio unicamente per accelerare il processo di comunicazione. Quando si progetta un edificio tridimensionale a tutti gli effetti, e le uniche cose orizzontali sono praticamente i piani, occorre prendere tante di quelle decisioni che diventa indispensabile stare uno accanto all‘altro”.
In passato, un progetto così futuristico sarebbe stato bocciato non appena fosse stato presentato agli ingegneri o agli appaltatori. Oggigiorno invece il team ha potuto utilizzare un software per creare visualizzazioni immersive, consentendo ai collaboratori di “attraversare” l’intero museo e controllare ogni singolo elemento. È stato possibile individuare potenziali conflitti sulla facciata, notevolmente complessa, sulla quale le finestre della calligrafia 3D dovevano allinearsi correttamente con la forma insolita dell’edificio, perché sovrapponendo una parola in calligrafia 2D su un modello questa sarebbe risultata distorta una volta applicata a una superficie 3D.
“In ogni edificio molto complesso, architetti e ingegneri devono lavorare fianco a fianco”, afferma Killa. “Non c’è altro modo per produrre un edificio del genere”. Questo processo collaborativo ha inoltre permesso al team di conseguire la certificazione LEED Platinum grazie a oltre 50 scelte di progettazione sostenibile, tra cui l’utilizzo di prodotti a contenuto di materiale riciclato, fotovoltaico per l’energia elettrica e sistemi di ricambio dell’aria interna.
La facciata, straordinaria, del museo è un assemblaggio perfettamente liscio e senza giunzioni di 890 pannelli unici in acciaio inox e fibra di vetro realizzati con metodi mutuati dall’industria aeronautica. E non ha solo una forma accattivante; in realtà svolge esattamente la funzione a cui è destinato l’involucro di un normale edificio. “Solitamente, gli edifici con superfici così complesse adottano delle facciate ventilate” dice Killa. “Generalmente, dietro il guscio dotato di un sistema di impermeabilizzazione c’è il fabbricato. E la facciata esterna, a volte anche molto complessa, è una parete ventilata. Questo semplifica le cose perché si può essere meno intransigenti di quando si creano forme completamente tridimensionali. In questo edificio, invece, l’involucro funge da impermeabilizzazione, tenuta all’aria, struttura, illuminazione”.
L’interno del museo ha posto diverse sfide. In particolare, una scala autoportante a doppia elica, che ha richiesto una profonda manipolazione di Revit per creare un modello comprensibile, dice Killa. L’idea per la scala è nata ispirandosi al DNA.
Tommaso Calistri, architetto presso Killa Design, aggiunge che la doppia elica svolge anche una funzione pratica: poiché le scale conducono in posti diversi, la configurazione consente di differenziare tra i visitatori paganti e i visitatori senza biglietto, come ad esempio coloro che vogliono affacciarsi solo per sperimentare l‘architettura. “Si tratta sicuramente di un edificio emozionale, perché attraversandolo si percepisce l’ambiente costruito”, dice. “Non si può passare accanto senza voltarsi. È questo, credo, ciò che l’architettura dovrebbe provocare: far girare la testa”.
Nonostante la forma avveniristica, il Museo del futuro si colloca nella lunga storia di architetti che si sono spinti oltre i limiti dell’ingegneria, afferma Killa. Eppure le tecnologie e i materiali moderni consentono una rinascita nell’approccio fondamentale alla progettazione degli spazi abitati. “Abbiamo la capacità di realizzare forme estremamente complesse che 20, 30 anni fa non era forse possibile nemmeno progettare” conclude Killa. “Grazie al BIM e agli altri software oggi a disposizione, possiamo effettivamente creare un nuovo senso di architettura”.