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A causa del cambiamento climatico, molte barriere coralline sono colpite dal fenomeno dello sbiancamento dei coralli. Per tentare di ovviare a questo problema, Coral Maker pianta milioni di coralli ogni anno con l’aiuto di Fusion 360.
Molte persone associano il termine “barriera corallina” ad una serie di creature variopinte che coesistono sul fondo dell’oceano, alle immersioni durante le vacanze o persino al film a lieto fine Alla ricerca di Nemo. Ma la triste realtà è che a causa del cambiamento climatico, molte barriere coralline stanno diventando vere e proprie città fantasma disabitate per le conseguenze di un processo chiamato sbiancamento dei coralli. Questo fenomeno si verifica quando le temperature elevate degli oceani influiscono sulla biologia dei coralli, che diventano bianchi e spesso muoiono per il forte stress a cui sono sottoposti.
Indubbiamente, questo aspetto monocromo conferisce un’esclusiva bellezza spettrale alle barriere coralline, ma non è certo salutare per il nostro pianeta. “Le barriere coralline sono incredibilmente ricche di biodiversità e importanti dal punto di vista ecologico”, ha spiegato la dottoressa Taryn Foster, fondatrice di Coral Maker. “La loro struttura protegge anche i nostri litorali, perché agisce da vera e propria barriera naturale alle tempeste e all’erosione delle coste.”
Coral Maker è un’azienda australiana che adotta un nuovo approccio per velocizzare il ripristino delle barriere coralline. Taryn Foster, una biologa marina specializzata in coralli e appassionata di immersioni, iniziò a pensare a come sfruttare la propria esperienza nel campo della ricerca per ripristinare concretamente le barriere grazie alle similitudini tra la sua attività scientifica e quella dell’azienda di famiglia. La sua famiglia opera nel settore della produzione edilizia e possiede macchinari per la costruzione di blocchi di pietra calcarea e altri prodotti per l’edilizia. L’idea è nata pensando alla possibilità di utilizzare queste macchine per realizzare rapidamente scheletri di coralli.
Il tipico processo di ripristino dei coralli consiste nel tagliare un piccolo frammento di corallo vivo da una colonia esistente per farne crescere lo scheletro e infine una colonia più grande. Il problema legato a questo processo è il tempo. In natura il corallo cresce molto lentamente (per la formazione di uno scheletro delle dimensioni di un esemplare adulto da un frammento di corallo occorrono dai 3 ai 10 anni). Per velocizzare il processo, Coral Maker fornisce scheletri prefabbricati in cui inserire questi piccoli frammenti di corallo.
Per ottenere un effetto concreto bisognerebbe piantare milioni di coralli ogni anno. Questo è l’obiettivo di Coral Maker.
Ricerca di una soluzione per stimolare la crescita dei coralli
Coral Maker è nata diversi anni fa. Grazie ad una borsa di studio Fulbright presso la California Academy of Sciences, Taryn Foster si è trasferita a San Francisco nel 2019. Si è quindi candidata a partecipare ad Outsight Network di Autodesk Research, un programma di internato globale presso Autodesk Technology Center a San Francisco, con la speranza di poter sviluppare ulteriormente la propria idea. Dopo essere stata ammessa, Taryn Foster si è dedicata con entusiasmo al programma pro-bono di Autodesk Foundation, collaborando con un team di dipendenti Autodesk di varie discipline, tra cui robotica, produzione, ingegneria e marketing. Insieme al team, ha iniziato ad utilizzare il software Autodesk tramite il Technology Impact Program di Autodesk.
Durante la pandemia, Taryn Foster è tornata in Australia. Il team ha continuato a lavorare in remoto, progettando e realizzando prototipi di stampi in Fusion 360 per produrre in serie scheletri di corallo, nonché testare sistemi robotici per l’impianto dei coralli. Oltre a testare gli stampi anche nello stabilimento di famiglia, la dottoressa è riuscita a testare diverse versioni dei prototipi con coralli vivi nell’oceano, nelle isole Abrolhos, al largo delle coste di Geraldton nell’Australia Occidentale.
“La collaborazione in Fusion 360 è fondamentale per il nostro lavoro con Coral Maker. Io mi trovo a Birmingham nel Regno Unito e collaboro con il team di San Francisco e con Taryn in Australia Occidentale. Ognuno di noi può aggiornare il modello nei rispettivi fusi orari e tutte le modifiche possono essere visualizzate in tempo reale dall’altra parte del mondo”.
– Tom Hemans, specialista della produzione, Autodesk
La produzione additiva favorisce anche lo sviluppo dei progetti nelle fasi finali del processo di progettazione degli scheletri. Taryn Foster deve testare i prototipi per assicurarsi che la forma sia giusta e che possano essere trasportati facilmente nell’acqua dai sommozzatori.
“Taryn può stampare in 3D una parte del modello di Fusion 360“, ha affermato Tom Hemans, specialista della produzione di Autodesk. “Utilizzando una copia fisica, può fornirci un feedback aggiuntivo, come un punto migliore per la presa. Possiamo quindi usare queste informazioni per continuare l’iterazione.”
Inoltre, il team ha utilizzato macchine CNC per produrre utensili di metallo da usare per la produzione in serie di stampi di scheletri di corallo.
Continui passi in avanti per salvare le barriere coralline
La produzione di scheletri tramite un materiale composito in pietra riciclata può raggiungere i 10.000 pezzi al giorno, ciascuno dei quali può contenere da sei a otto frammenti di corallo. Tuttavia, un ruolo fondamentale per il delicato processo di impianto dei frammenti viene svolto dai robot. Riuscire a trovare la pinza ideale per afferrare il corallo senza danneggiarlo non è semplice. Grazie a Fusion 360 e alle sue funzionalità di progettazione elettronica, il team sta svolgendo un lavoro di sperimentazione per trovare nuove soluzioni.
“Potremmo utilizzare una pinza pneumatica, ma non ha il raggio che ci serve”, ha affermato Nic Carey, Senior Principal Research Scientist e ingegnere di Autodesk. “Stiamo utilizzando Fusion 360 per aggiungere alla pinza estensioni morbide in silicone che possono anche essere prodotte facilmente in serie.”
Coral Maker sta raccogliendo fondi per finanziare il completamento della fase di ricerca e sviluppo, nonché la commercializzazione delle soluzioni. Le fasi successive includeranno la verifica del sistema robotico sul campo e la sperimentazione su larga scala degli impianti di coralli nell’oceano. Verrà quindi avviato un progetto pilota di grandi dimensioni per verificare l’intero processo dal punto di vista operativo.
“Il ripristino e la migrazione assistita dei coralli sono argomenti che mi stanno particolarmente a cuore ed è proprio in questo ambito che Coral Maker può fare la differenza”, ha affermato Taryn Foster. “Oltre ad auspicare un cambiamento concreto, il mio desiderio è che vengano eseguiti tutti gli interventi possibili per salvare gli ecosistemi delle nostre barriere coralline.”
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